di giandiego

È un atteggiamento comune, una metodologia amplissimamente condivisa, ed è tutto sommato strano, una sorta di luogo comune ricorrente.

La stragrande maggioranza di coloro che si risvegliano ad una sensibilità spirituale da un comportamento fortemente materialistico finisce poi per allinearsi… in un modo o nell’altro, alle grandi correnti di pensiero religioso conclamate.

Quasi vi fossero solo i nomi riconosciuti e pronunciati da qualche forma di culto organizzato atti a definire il divino.

È estremamente raro e molto complesso, nonché generalmente accolto con enorme diffidenza quando non addirittura osteggiato, che alcuno compia lo sforzo di cercare dentro e fuori da sé nuove definizioni; ascoltando non già le sirene delle comunità autorizzate, ma la sola voce flebile del proprio Maestro Interiore (che in realtà è eternamente alla ricerca).

Nessuno cerca nuove strade, ma più spesso ridefinizioni e reinterpretazioni di strade già segnate, quasi non si potesse esimersi da verità assolute precedenti, da santificazioni ricorrenti.

Eppure la crescita dell’immagine ha, sempre, avuto corrispondenza con la crescita della coscienza umana… ed invece da tempo questa stessa immagine rimane cristallizzata, antropomorfizzata, ferma pur nelle svariate interpretazioni delle medesime premesse.

Nessuno sembra voler fare lo sforzo di innalzarsi, pur magari partendo dalle acquisizioni ricorrenti per immaginare qualche cosa di più grande, complesso. Pur nella coscienza di non poter descrivere compiutamente ciò che non è alla nostra portata.

Facciamo lo sforzo di comprendere materialmente l’universo , ma non ne esercitiamo alcuno per elevare questa comprensione a livello spirituale, come se quel che c’era da dire fosse tutto stato già detto.

Ci ritroviamo quindi in una eterna ridefinizione di Cristo, Krisnha, Visnù, Allah, Geova, Yhaweh, Mitra… in una reinterpretazione dell’interpretato, cui si aggiungono via, via delle nuove appendici, delle diverse interpretazioni… legate alle esigenze di un’elevazione che mai viene portata sino in fondo.

Pochi s’arrischiano su nuove strade, pochissimi ricercano una nuova immagine. Eppure il divino non si offenderebbe visto che possiede milioni di nomi e milioni di strade per raggiungerlo. Anzi l’elevarsi dell’immagine, nosolo gioverebbe, ma eleverebbe anche l’umanità, che ne avrebbe davvero bisogno.

Si preferisce quindi cercare di adeguare immagini stantie e limitate piuttosto che rischiare la blasfemia di un’avventura nell’ignoto… eppure è lì che troveremmo il divino che stiamo disperatamente cercando.